mercoledì 19 gennaio 2011

Anno 2017 scompare il quotidiano su carta?

tratto da http://www.dunter.com/
Autore: Daniele Lombardi

La notizia apocalittica è stata ignorata da molti, ma stando alle analisi di Ross Dawson, autore, studioso e blogger australiano il giornalismo cartaceo ha gli anni contati. Precisamente una vita terminale di circa 17 anni da oggi.
Nel suo curioso studio Newspaper Extinction Timeline (interamente scaricabile qui), Dawson è meticoloso e dettagliato e stila una graduatoria di paesi e dei relativi anni in cui il quotidiano su carta diventerà irrelevante e quindi praticamente in fase di estinzione.
Interessante dare uno sguardo veloce alla timeline di Dawson, secondo la quale il primo paese che farà a meno del quotidiano cartaceo sarà gli USA (2017), seguiti a ruota da Regno Unito/Islanda nel 2019 e Canada/Norvegia nel 2020. A noi italiani andrà relativamente di lusso a quanto pare: “soltanto” nel 2027 la carta stampata scomparirà dalle edicole (e forse le edicolo stesse?). A chiudere il giro sarà l’Argentina nel 2039.
L’analisi di Dawson si spinge fino alle motivazioni più profonde che accompagneranno l’avvicendamento della carta a favore del digitale. Da una parte la predominanza delle informazioni come un flusso veicolato dalle “connessioni sociali” in rete dall’altra la nascita dei nuovi supporti di fruzione. L’iPad per Dawson è insomma è il precursore di una serie di mezzi di informazione che diventaranno dominanti: già nel 2020 costeranno appena 10 dollari e spesso e volentieri verranno offerti gratuitamente come incentivo all’abbonamento del quotidiano che si vuole seguire.
Sbavature profetiche a parte, la ricerca iperfuturistica e a tratti affascinante di Dawson si inserisce prepotentemente in quel dibattito sul futuro dell’editoria classica che sta investendo un’intera classe professionale (che alcuni chiamano ancora “casta”). Basta ricordarsi la lettera del direttore del Corriere della Sera, Ferrucio De Bortoli, indirizzata ai colleghi, che spronava un diverso approccio al mestiere del giornalista, abbracciando quel “talento multimediale” ritenuto ormai fondamentale nella professione del mediatore di informazioni al passo con i tempi. Un giornalista che vive, si aggiorna, legge, passa il tempo e lavora nella Rete. Peccato che dopo le parole di Ferruccio De Bortoli i giornalisti del Corriere hanno scioperato per due giorni. Dimostrando che il futuro dei giornali (e dei giornalisti) classici, per certi aspetti è davvero un buco nero.

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